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Afralia presenta Dialoghi Tridimensionali

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Venezia, 5 Ottobre ore 17.00 Palazzo Franchetti - Sede IED Venezia

Dialoghi Tridimensionali è l’iniziativa che inaugura le attività di AFRALIA.

Il primo transito su un ponte lanciato fra i due mari e su cui viene promosso l’incontro fra le “cose” d’Africa e il Design italiano.

Non una mostra quindi ma una testimonianza muta e viva di oggetti che narrano storie di uomini e trasmettono, nella loro forma e nella loro materia, le profondità -spesso comuni - dei sogni di popoli.

Dialoghi che sono Tridimensionali per il loro porsi nello spazio, dipanarsi nel tempo e per la speranza intima di triangolazioni possibili che abbiano quale destinazione la realizzazione di progetti ampi e comuni.

DIALOGHI TRIDIMENSIONALI vede la partnership fra AFRALIA e IED, che ha accolto l’iniziativa nelle sue stanze di pietre e di pensiero per dar dimora a questa unione.

 

DIALOGHI TRIDIMENSIONALI

Alcuni oggetti africani della raccolta del Dott. Carlo Gobbo, Presidente di Afralia, e alcune immagini del design italiano, selezionate a cura della Direzione Scientifica di IED, sono i soggetti dialoganti di questa iniziativa.

Non una mostra d’arte africana e non una mostra di design italiano. Dialoghi, appunto, tra culture differenti ma non estranee, tra culture che nel grande vortice della storia e delle contaminazioni linguistiche, artistiche e simboliche hanno molto più da dirsi di quanto si possa immaginare.

La scoperta dell’arte africana da parte degli artisti europei a cavallo tra gli ultimi due secoli ha rivoluzionato il linguaggio di grandissimi artisti come Cézanne, Matisse, Brancusi, Modigliani, Picasso, Giacometti e tanti altri non meno importanti.

Anche a questi maestri guardavano i nostri artisti/designer che, lavorando prevalentemente nel nord industriale del Paese, implementarono la nuova cultura del design di origine nord europea, fondendo il rigore teorico di quelle origini con linguaggi espressivi di provenienza afro-asiatica.

Una libertà espressiva che negli anni ha connotato la diversità del design italiano nel contesto internazionale, per il suo rapporto sia con l’arte sia con l’industria e la tecnologia.

Non si vuole sostenere che tutto il design italiano abbia avuto questo orientamento, ma certamente molti progettisti italiani (in modo per lo più inconsapevole e a volte solo in alcune opere) hanno tessuto questo filo rosso con risultati davvero sorprendenti.

L’antropomorfismo, la volumetria geometrica degli oggetti, la doppia immagine, il mandala “laicizzato” e la verticalità sono alcuni parametri di lettura che intessono questi dialoghi tridimensionali senza parole.

Dialoghi tra cose, merci e feticci di diverso ordine, il cui significato va ben oltre la loro funzione d’uso e simbolica.

E qui, si apre il dialogo…

 

Carlo Forcolini

Direttore Scientifico

Gruppo IED

 

DIALOGHI TRIDIMENSIONALI A VENEZIA

Con la mostra “Dialoghi Tridimensionali” IED Venezia conferma uno dei temi dell’attuale “Biennale d’Arte”, e cioè la commistione tra generi e culture, e anticipa uno degli aspetti della prossima “Biennale Architettura” curata da Rem Koolhas: essendo che il design e l’arte partecipano dell’architettura e insieme la ispirano e ne sono ispirati.

Per le caratteristiche storiche della città, crogiolo di tante culture, la sede di Venezia è risultata la più indicata per proporre questa iniziativa i cui contenuti risultano essere una riflessione sul grande impatto che, attraverso l’arte europea del secolo scorso, il linguaggio figurativo africano ha avuto sul design italiano avendo esso, come noto, una matrice artistica piuttosto che industriale.

Gli oggetti esposti di arte africana sono in gran parte feticci religiosi e di mercato che, insieme ad altri oggetti d’uso, testimoniano la vita quotidiana di quelle popolazioni. E il design può latamente essere inteso anche come produzione di feticci di mercato con diversa funzione simbolica. Se si considerano dunque gli oggetti esposti e le immagini (di design) proiettate secondo questa ottica, si apre un’interessante valutazione socio-filosofica (su beni e merci) i cui confini verranno ampliati da Adone Brandalise dell’Università di Padova e da Emanuele Coccia della École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi.

Un’esposizione dunque che è un momento qualificante per la vita di una scuola che fin dalla fondazione ha guardato primariamente alla cultura internazionale, e che oggi vanta una percentuale di circa 50% di studenti stranieri, sparsi in Italia e nelle sedi internazionali, che sono essi stessi portatori di culture e stili di vita diversi, e generatori di nuovi approcci al mondo contemporaneo.

 

Angelo Crespi

Direttore Scientifico

IED Venezia

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